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Comune di Fontecchio


Fontecchio (AQ)

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Casa e Bottega

 L’orgoglio della bellezza in una comunità di abitanti
 di Sabrina Ciancone Sindaco di Fontecchio

“Sono stato svegliato da un colpo di tosse dalla tomba affianco alla mia”. Franco Arminio ben rappresenta in poesia il rischio, derivato da un inguaribile edonismo campanilista, che ognuno di  noi si senta… “imperatore di un metroquadro” e non si accorga di essere in agonia affianco al  vicino inagonia.

È la situazione delle migliaia di piccoli comuni italiani: meraviglie naturali e culturali, spopolati, rissosi, isolati, impoveriti.

Le analisi e le ipotesi di politiche di sviluppo si sono succedute nel tempo, fino ad arrivare alla Strategia per le Aree Interne recentemente elaborata dal Ministero per la Coesione Territoriale.

Le aree interne sono state definite come “vasta e maggioritaria parte del territorio nazionale non pianeggiante, fortemente policentriche, con diffuso declino della superficie coltivata e affetta da particolare calo o invecchiamento demografico, riduzione dell’occupazione, calo dell’offerta di servizi pubblici e privati, dissesto idrogeologico e degrado del patrimonio culturale. Quindi la Strategia identifica le direttive che lo sviluppo locale dovrebbe seguire:

  1. tutela attiva del territorio/sostenibilitàambientale;
    1. valorizzazione del capitale naturale/culturale e delturismo;
  2. valorizzazione dei sistemiagro-alimentari;
    1. attivazione di filiere delle energierinnovabili;
  3. saper fare eartigianato.

L’obiettivo è far convergere localmente una molteplicità di politiche pubbliche, a partire da quelle per la valorizzazione dello spazio fisico e dell’ambiente e il potenziamento delle reti materiali e immateriali.

Ma qual è la visione del contesto su cui una governance tanto raffinata agisce? Quanto conosciamo e teniamo presente l’interazione tra luogo e comunitàabitante?

La categoria che meglio descrive la visione del nostro ambiente-territorio è quella di Paesaggio culturale, come deriva dalla Convenzione del Paesaggio e dalle teorizzazioni della Geografia umana: una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. Quindi patrimonio culturale, materiale e immateriale, evolutivo e non statico, risultato di trasformazioni storiche, bene pubblico frutto di azioni private.

Azione emblematica che presuppone e contiene tutte le riflessioni su problemi, potenzialità e prospettive della nostra area è, per Fontecchio, un atto del Consiglio Comunale del 2 dicembre

2013. All’unanimità dei presenti, primo Comune in Italia, abbiamo aderito ai principi della “Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società”, la cosiddetta Convenzione di Faro, firmata nel 2005 ma non ancora ratificata dal Parlamento italiano. In essa si sottolinea il ruolo che il patrimonio culturale svolge per la costruzione di una società democratica e pacifica, per il suo sviluppo sostenibile. Il patrimonio culturale è definito: “un  insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente dalla  loro appartenenza, come riflesso ed espressione dei propri valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. Esso comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato dell’interazione tra l’uomo e i luoghi nel corso  deltempo”.

Quindi paesaggio culturale evolutivo, vivo, memoria della bellezza come punto di partenza e orgoglio della bellezza come obiettivo.

Ma l’orgoglio della bellezza non basta. Non basta tutelare e valorizzare il paesaggio naturale e antropizzato. Non può ridursi a questo il compito di un’amministrazione pubblica.

Il ruolo che l’assetto istituzionale riserva oggi alle amministrazioni più prossime ai cittadini è indubbiamente nuovo; esse appaiono oggi governo di interdipendenze e non soltanto produttori di beni e servizi, attori di mediazione e di ricomposizione dell’interesse generale, per assicurare sviluppo e coesione sociale.

Flussi globali e mutamenti sociali endogeni riscrivono le regole della convivenza civile anche di piccole comunità. Il governo, pertanto, non è più svolto dalla singola istituzione. È una governance plurale, perché collegata all’esterno e articolata all’interno con l’intera comunità.

Completamento, perfezionamento della democrazia rappresentativa, subentrano allora percorsi di partecipazione, di democrazia deliberativa, di sussidiarietà orizzontale e verticale, di relazioni tra cittadini, dei cittadini con il luogo in cui vivono, cosi come Hannah Arendt ci suggeriva.

L’etica del luogo restituisce dignità ad insediamenti abitativi spesso banalizzati, omogeneizzati, avulsi dalla geografia, diffusi indiscriminatamente sulla terra, a prescindere da essa.

Coltivare una comunità civicamente matura, capace di fronteggiare, anche emancipata dalle leadership politiche pro tempore, le sfide dell’agora economica, della società globalizzata, in una visione sussidiaria e eticamente orientata: potrebbe essere questo l’obiettivo dell’amministratore locale.

Cementare la coesione sociale, rafforzare la rete di relazioni sociali, condividere un atlante identitario e le aspettative di sviluppo per assumersi collettivamente la responsabilità delle realizzazioni (community-led local development). In quest’ottica, nell’ottobre 2012 il Consiglio comunale  di  Fontecchio  ha  adottato  lo  Statuto  “Borghi  Attivi”,  esito  di  un  processo  di pianificazione partecipata in cui l’intera comunità è stata coinvolta a definire le linee guida per lo sviluppo e l’estetica del paese (www.borghiattivi.it).

Tra le linee di sviluppo tracciate dai cittadini e assunte come priorità dall’Amministrazione comunale emergono due azioni interessanti:

  • Social housing per ampliare la popolazioneresidente,
    • Mobilità sostenibile per usufruire dei servizi di areavasta.

Nel documento interministeriale “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei Fondi Comunitari 2014- 2020” si richiamano le opportunità di sviluppo solo assai parzialmente sfruttate nelle Aree Interne:

  • Tutelare il territorio e la sicurezza degli abitanti affidandone loro lacura;
  • Promuovere la diversità naturale e culturale e il policentrismo aprendoall’esterno;
  • Rilanciare lo sviluppo e il lavoro attraverso l’uso di risorse potenziali male utilizzate. Il progetto “Casa & Bottega”, declinazione di Borghi Attivi, si ispira proprio a taliprincipi.

Si tratta di un progetto urbano e sociale in cui la riqualificazione di immobili di proprietà comunale è destinata a creare un sistema abitativo-produttivo da affidare ad un gestore sociale (cooperativa di comunità) per contrastare lo spopolamento, creare occupazione, manutenere il paesaggio.

L’ambizione della pianificazione sia materiale che immateriale è, pertanto, quella di promuovere un costante processo di educazione civica alla responsabilizzazione collettiva nell’uso dei beni pubblici, nella convinzione che politiche di dialogo, coesistenza pacifica, coesione sociale, salvaguardia del paesaggio siano imperativi morali anche in assenza di imposizioninormative.

La bellezza ereditata, di cui non abbiamo merito, è eticamente valorizzata se le creazioni e le trasformazioni attuali, figlie di estetica e morale, si ispirano e ritornano alla pietra e alla terra da cui proveniamo.

Cosa facciamo noi

Cittadinanzattiva grazie al network “Disponibile!", una rete di buone pratiche già attive sul territorio nazionale per il riutilizzo di beni ed aree abbandonate, si propone per il riutilizzo di patrimoni immobiliari inutilizzati che attendono una utilizzazione, un recupero, una nuova vita.

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Gli edifici non utilizzati dovrebbero tornare ad essere beni comuni e come tali utilizzati dalle comunità.

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